Illegalità e Covid19: la difficile convivenza tra i due virus.
Il 23 maggio è divenuta la data simbolo della giornata della legalità, in seguito all’uccisione di Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e gli uomini della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.
Durante questi anni, infatti, sono stati realizzati molteplici progetti in merito a questa ricorrenza importantissima per il nostro paese, per mantenere viva la loro memoria e il loro lavoro, e al tempo stesso, per respingere e cercare di debellare la criminalità.
Tuttavia, inutile girare intorno all’argomento, in seguito al periodo di emergenza sanitaria a causa del Covid-19, e la crisi economica che ha comportato al nostro Paese, la paura e la minaccia di una crescita della criminalità organizzata si sono fatte strada nelle menti dei cittadini italiani e delle autorità: questo perchè le agevolazioni ed i cambiamenti avvenuti successivamente alla crisi per tentare di risollevare l’economia, non sono solo opportunità di crescita e sviluppo, ma costituiscono la materia prima per la diffusione di comportamenti illegali.
Ma parliamo di alcuni esempi concreti per dimostrare le conseguenze delle le crisi, sia economiche che naturali e sanitaria, in merito alla legge:
Uragano Katrina, 23 agosto 2005, uno tra i cinque uragani più gravi della storia statunitense, provoca 1836 vittime e $108 miliardi di danni.
Il sindaco di New Orleans, Ray Nagin Jr, è stato successivamente condannato a dieci anni di reclusione per corruzione in merito agli appalti per la ricostruzione.
E per citare un esempio italiano: nell’indagine post-sisma in seguito al terremoto dell’Aquila il 6 aprile 2009, ci sono stati molti reati denunciati dalla Procura della Repubblica, quali turbativa d’asta e corruzione.
Torniamo però alla situazione post-Covid19:
Come dichiarato infatti dall’Associazione Italiana di ricerca sul rischio riciclaggio (AML LAB), in occasione del webinar “Covid-19 e contrasto alle attività illecite, tra decretazione d’urgenza e rinvio della crisi d’impresa”, che si è tenuto il 12 giugno:
«La crisi post-Coronavirus rischia di favorire la diffusione di infiltrazioni mafiose nel tessuto economico, le stime parlano di un aumento della presenza del 20-30% in particolare nelle piccole e medie imprese».
Spaccio di stupefacenti, riciclo di denaro, gestione appalti, prestiti usurai e finanza occulta sono solo alcune delle attività con cui l’illegalità avanza approfittando anche dell’impiego di molteplici unità operative delle forze dell’ordine in merito al contenimento della pandemia.
Fino a dieci anni fa, sembrava dunque infattibile rivolgersi ad alcune regioni come terra di mafia; adesso, tuttavia, bisogna prendere atto del fatto che, questa minaccia, sta dilagando in tutta Italia.
Sembrerebbe dunque, che il Covid-19, non sia l’unico virus che deve essere debellato.
Giulia Napoli
Volontaria in Servizio Civile Universale presso MoncalieriGIovane
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